Basilica di San Francesco di Paola

Piazza Plebiscito
Linea metro 1– fermata Toledo

La Basilica di San Francesco di Paola si trova in uno dei luoghi simbolo della città, Piazza del Plebiscito e accoglie con uno scenario tra i più belli al mondo, con il palazzo reale a sud della piazza, proprio di fronte alla basilica, lo scenografico porticato, uno scorcio di piazza Trieste e Trento con i suoi eleganti palazzi, sullo sfondo le variopinte abitazioni del popolare quartiere di Pizzofalcone e in fondo la distesa blu del mare su cui affaccia in lontananza il Vesuvio  con il monte Somma.

La Basilica fu edificata nel 1817 per volontà del re Ferdinando I di Borbone, in occasione della riconquista del Regno dai Francesi. Fu infatti il re Gioacchino Murat nel decennio francese (1805-1815) ad iniziare la costruzione del magnifico colonnato ad emiciclo, chiuso scenograficamente ai lati da due edifici gemelli.

Ma quello che doveva essere simbolo dell’embellissment francese si risolse nel suo contrario: quando Ferdinando I di Borbone sconfisse i francesi, come ex voto per la riconquista del regno, nel 1817 completò il progetto e dispose che al centro del colonnato fosse eretta la basilica di San Francesco di Paola ricalcando le forme del Pantheon romano.

La chiesa preceduta da sei colonne ioniche è sovrastata da un frontone che sorregge tre statue: a sinistra una statua di San Francesco di Paola; a destra una statua di San Ferdinando di Castiglia e sulla sommità una statua che rappresenta la Religione. Adornò poi la piazza con due statue equestri, commissionate al celebre scultore Antonio Canova, che rappresentano una lo stesso Ferdinando I e l’altra dedicata a Carlo III, iniziatore della dinastia borbonica. Tuttavia, in un nuovo ribaltamento della storia oggi il nome della piazza è legato proprio alla sconfitta dei Borbone: nel 1860, dopo la caduta del Regno delle due Sicilie, un “Plebiscito” decretò l’annessione dell’intero Sud Italia alla dinastia Savoia e proprio a quel “Plebiscito” fu intitolata la piazza.

L’insieme della basilica e del colonnato della piazza costituisce il principale complesso neoclassico di Napoli, nonché un’opera paradigmatica per l’architettura italiana dell’Ottocento. Bianchi realizzò una chiesa fortemente ispirata al Pantheon di Roma, variando solo le proporzioni e inserendovi due cupole minori ai lati della calotta principale. Il notevole effetto complessivo riuscì a graduare il passaggio tra l’ordine monumentale della piazza e i confusi caseggiati situati sulla retrostante collina di Pizzofalcone.

Superato l’ingresso si accede all’atrio: questo presenta una cappella sul lato sinistro ed una sul lato destro, entrambe coperte da cupola e con un fondo ad esedra dove è posto il coro. La cappella di sinistra è dedicata alle anime del Purgatorio e custodisce una tela di Luca Giordano, raffigurante Sant’Onofrio, una di Paolo De Matteis, con soggetto la Trinità, ed opere di altri artisti come Raffaele Postiglione e Giuseppe Bonito. La cappella di destra è dedicata al Santissimo Sacramento e al suo interno conserva un altare in marmi policromi del XVIII secolo, sormontato da una tela con soggetto San Francesco di Paola, opera di un ignoto appartenente alla scuola di Jusepe de Ribera;

Superato l’atrio si accede al corpo centrale della chiesa, dalla forma rotonda, con un diametro di trentaquattro metri e interamente pavimentato con marmi policromi a riprodurre disegni geometrici; lungo tutto il perimetro della chiesa si innalzano trentaquattro colonne in marmo di Mondragone, alte undici metri, terminanti con un capitello corinzio decorato con il giglio borbonico, a cui si interpongono otto pilastri della stessa altezza. Colonne e pilastri reggono il tamburo, all’interno del quale sono state realizzate delle tribune, utilizzate dai reali per assistere alle funzioni religiose; all’altezza dell’altare maggiore e dell’ingresso sporgono due palchetti decorati con statue in legno dorato, raffiguranti da un lato le quattro Virtù Teologali e dall’altro le due Virtù Cardinali.

Nella zona absidale è posto l’altare maggiore; disegnato nel 1751 da Ferdinando Fuga, realizzato in porfido ed abbellito con lapislazzuli e pietre d’agata ai cui lati sono poste due colonne in breccia egiziana, utilizzate come candelabri; completa l’altare il dipinto di Vincenzo Camuccini che rappresenta San Francesco di Paola resuscita il giovane Alessandro.

Il tamburo sorregge la splendida cupola, alta cinquantatré metri, decorata internamente a lacunari e esternamente ricoperta da pietra calcarea di Gaeta.

Secondo alcune fonti storiche, il re borbonico volle erigere questa chiesa come ex voto da offrire a San Francesco di Paola, a cui era molto devoto, a condizione però che la cupola non dovesse superare in altezza e in maestosità  il Palazzo Reale che sorge proprio di fronte alla basilica nella medesima piazza. Probabilmente una scelta questa, fatta per sottolineare la posizione di supremazia della casa reale Borbonica sui poteri ecclesiastici.

Fonte: Wikimedia Commons