Via Duomo, 147
Linea metro 1, stazione Cavour
La cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta è una basilica monumentale nonché duomo e sede dell’arcidiocesi della città di Napoli.
Il duomo sorge lungo il lato est della via omonima, in una piazzetta contornata da portici, e ingloba a mo’ di cappelle laterali altri due edifici di culto sorti autonomamente rispetto alla cattedrale: la basilica di Santa Restituta, che custodisce il battistero più antico d’Occidente, quello di San Giovanni in Fonte, e la reale cappella del Tesoro di san Gennaro, che conserva le reliquie del santo patrono della città.
Si tratta di una delle più importanti e grandi chiese della città, sia da un punto di vista artistico, essa è di fatto la sovrapposizione di più stili che vanno dal gotico puro del Trecento fino al neogotico ottocentesco, che sotto un profilo culturale, ospitando infatti tre volte l’anno il rito dello scioglimento del sangue di san Gennaro.
Per la complessa stratificazione di epoche e stili, risulta perfino difficile definire l’inizio della sua storia.
Di certo, il nucleo originario risale agli angioini che nel XIII secolo realizzarono la costruzione della cattedrale in stile gotico. Il progetto angioino tuttavia, in parte ingloba due preesistenti edifici religiosi, la basilica di Santa Restituta e la Basilica della Stefania, risalenti addirittura al IV secolo. Nel tempo si sono susseguiti ampliamenti e arricchimenti fino alla attuale configurazione la cui facciata è stata ridisegnata in stile neogotico dall’architetto Enrico Alvino nel 1877 pur conservando gli originali portali di epoca medievale.
La struttura interna è a pianta a croce latina, con navate separate da una sequenza di otto pilastri per lato, in cui sono incorporati fusti di antiche colonne romane.
Nelle navate laterali, 10 cappelle testimoniano l’evoluzione scultorea e pittorica della città, dal XIII al XIX secolo. Ricordiamo tra tutte il gioiello rappresentato dalla Cappella del tesoro di San Gennaro che custodisce, accanto a straordinari manufatti e arredi, l’ampolla contenente il sangue del Santo. Il tesoro di San Gennaro comprende una serie di collezioni di gioielli, statue, busti e tessuti pregiati e dipinti di grande valore. Tra i pezzi di maggiore interesse storico una mitra (copricapo vescovile) del 1713 ricoperto di pietre preziose tra cui diamanti, rubini e smeraldi.
Unica nel suo genere è anche la pregevole collezione di argenti che abbracci un arco temporale che va dal 1300 all’età contemporanea. La cattedrale del Duomo conserva inoltre nel suo sottosuolo straordinari reperti archeologici di epoca greca, romana, bizantina. La cattedrale è infatti sorta sui resti di un antico tempio romano dedicato ad Apollo e conserva i resti di una pavimentazione risalente al V secolo d.C. costituita da splendidi mosaici.
Secondo la tradizione, il miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro si ripete tre volte l’anno (la prima domenica di maggio, il 16 dicembre e il 19 settembre che è anche il giorno di San Gennaro, festa del Santo patrono di Napoli).
La liquefazione del sangue è ritenuta foriera di buoni auspici per la città, di converso la mancata liquefazione è considerata presagio di eventi drammatici.
Lo splendido soffitto, formato da 18 cassettoni, in ognuno dei quali è raffigurato un santo con quattro Cherubini, conduce all’altare sovrastato da una splendida cupola affrescata.
Il ciclo di affreschi della cappella si caratterizzano per la loro composizione figurativa e cromatica tipicamente barocca, quindi con intensi colori dalla cromaticità accesa e illuminata, con figure affollate tra loro accompagnate da putti per dare un senso ancor più caotico alla scena.
La scena del Paradiso compiuta da Giovanni Lanfranco nel 1646 è raffigurata nella parte centrale della cupola.
L’impostazione vede un senso prospettico proiettato verso l’alto, in cui è centrale la figura dell’Eterno.
Sotto di esso vortici di nuvole, putti, personaggi biblici e santi donano un senso caotico alla scena, caratterizzata alla base, di lato ai finestroni, da coppie di Virtù, nella prima fascia di figure invece, su due lati opposti sono il Cristo benedicente, con ai piedi il San Gennaro in posa inginocchiata, e la Vergine.
Sono invece di mano del Domenichino gli affreschi sulla Vita di San Gennaro, completati nel 1641 e che trovano posto nei quattro pennacchi della cupola, accompagnati nella composizione da allegorie e virtù che rimandano alla vita del santo, con anche la raffigurazione di oggetti a lui riconducibili.
Le scene sono, da sinistra a destra in senso orario partendo da quello più vicino all’ingresso in cappella: la Vergine che intercede per Napoli (con la rappresentazioni in basso alla scena delle virtù della città: Devozione per la Vergine, Fiducia in San Gennaro, Zelo contro le eresie e Penitenza); l’Incontro di san Gennaro con Cristo nella Gloria Celeste; il Cristo ordina a San Gennaro di difendere Napoli; il Patrocinio dei santi Gennaro, Agrippina e Agnello Abate, con in basso, la Religione, Carità e Penitenza.
Fonte: Wikimedia Commons