Palazzo Beccadelli, detto del Panormita

Indirizzo: via Nilo, 26

Metro: linea 1, stazione piazza Dante-stazione Toledo-stazione Università

Questo palazzo fu eretto nella prima metà del XV secolo nella via detta degli “mpisi”, ovvero degli impiccati, perché tutti i condannati a morte della Vicaria passavano di lì per andare al patibolo.

Rappresenta uno dei migliori esempi rinascimentali a Napoli, di cui conserva ancora i caratteri originari. Il suo nome si deve ad Antonio Beccadelli, noto letterato, poeta e storico italiano, nato a Palermo (l’antica Panhormus da cui l’appellativo “Panormita”) tra il 1394 ed il 1395 ed entrato, nel 1434, al servizio del re Alfonso V d’Aragona, partecipando al suo ingresso trionfale a Napoli e ricevendo da questi la carica di consigliere regio.

Nella città partenopea, Beccadelli ebbe modo di stringere rapporti di amicizia con illustri umanisti, primo fra tutti il Pontano, il cui nome, insieme a quello del Panormita, per l’appunto, è legato alla fondazione dell’Accademia Pontaniana originariamente nata con l’appellativo di Porticus Antonianusin e che era solita tenere le sue riunioni sotto i portici della vicina via Tribunali.

Beccadelli volle dunque costruire la propria dimora in quella zona della città, affidando il progetto iniziale all’architetto Giovanni Fillippo de Adinolfo.

Alla morte di questi, l’opera architettonica fu completata da Giovanni Francesco Mormando e da Giovanni Francesco Di Palma agli inizi del Cinquecento.

Intorno alla metà del XVII secolo, la struttura venne venduta a Giacomo Capece Galeota, reggente del Tribunale della Vicaria, appartenente ai duchi di Regina che la abbellì senza tuttavia alterarne troppo le fattezze originarie.

In questa occasione, la volta nell’atrio del palazzo venne affrescato con lo stemma e le armi della sua famiglia e di quella della moglie Cornelia Caracciolo dei marchesi di Barisciano.

Dal punto di vista architettonico, il palazzo si presenta con una bella facciata che poggia su un basamento in piperno con aperture regolari, mentre il resto è composto da una griglia in piperno che inquadra le finestre inserite nella struttura muraria in opus reticulatum. Il palazzo presenta, infatti, tre ordini di finestre: ad arco tondo nell’ammezzato e nel secondo piano, rettangolari al primo piano e sormontate da cornici al piano nobile.

 

Il portale, aggiunto successivamente alla costruzione, presenta un arco a tutto sesto poggiante su capitelli corinzi e che, attraverso l’arco interno che si apre sul cortile, immette sul giardino al suo interno.