Chiesa di San Francesco delle Monache
Indirizzo: via Santa Chiara, 10
Metro: linea 1 stazione Dante-stazione Toledo
Orari di apertura al pubblico: tutti i giorni 10,00-19,30. Per conoscere il calendario degli eventi in programmazione, si può telefonare al numero 081.3425603 o inviare una e-mail a: direzione@dmusars.it
La chiesa con annesso monastero, di cui oggi non restano purtroppo più tracce, fu eretta nel 1325 per volere del re Roberto d’Angiò e di sua moglie, Sancha di Maiorca. Inizialmente l’edificio doveva accogliere le monache Clarisse, come domus eleemosynaria, in attesa che si completassero i lavori dell’adiacente monastero di Santa Chiara.
Secondo una leggenda, il complesso fu realizzato dopo che una monaca proveniente da Assisi donò alle consorelle un ritratto a grandezza naturale raffigurante San Francesco.
Di certo si sa che, nel 1535, qui si rifugiò la figlia del duca di Sabbioneta, Giulia Gonzaga, in fuga dal pirata Barbarossa che voleva rapirla. Grazie alla sua presenza e alla sua profonda amicizia con Juan de Valdès, fondatore del circolo Valdesiano, teologo e riformatore spagnolo, che considerò la nobildonna sua erede spirituale, la chiesa divenne un importante centro della riforma spirituale in città.
Tuttavia, papa Pio V nel corso dell’Ottocento impose la chiusura del complesso poiché correva voce che il luogo fosse un ritrovo per eretici.
Dopo la soppressione del luogo di culto e la sua sconsacrazione, la chiesa fu trasformata nel tempo prima in caserma, poi in educandato femminile. Oggi è sede del Centro culturale “Domus Art”, che ospita mostre di pittura, scultura e fotografia oltre a concerti e rappresentazioni teatrali, laboratori di musica e danza.
Dal punto di vista architettonico, il complesso fu profondamente modificato tra Cinque-Seicento secondo le linee del nuovo gusto barocco, custodendo diverse opere d’arte, tra cui alcuni dipinti di Andrea Malinconico e un soffitto ligneo a cassettoni.
La facciata presenta un imponente portone in piperno e ferro battuto, progettato dall’architetto Bartolomeo Vecchione mentre l’ingresso alla chiesa fu poi realizzato dal marmoraro Crescenzo Torchese, che lo abbellì con marmi policromi e decorazioni barocche.
L’interno, a navata unica, ospita tre cappelle (purtroppo private dei loro arredi originari) e un coro, posto sopra l’ingresso.
Attualmente, la chiesa conserva solo i resti di due monumenti funebri di epoca cinquecentesca: quello di Caterina della Ratta, contessa di Caserta, e di Giovannella Gesualdo, appartenente anch’ella a un’illustre famiglia.