Museo Civico Gaetano Filangieri

Indirizzo: via Duomo, 288

Metro linea 1: metropolitana Linea 1, fermate stazioni Università-Dante-Toledo-Cavour/metropolitana linea 2, fermata Cavour

Orari di apertura al pubblico: lunedì-sabato, dalle ore 10,00 alle 16,30/domenica, dalle ore 10,00 alle 14,00

Le origini

Fondato nel 1882 da Gaetano Filangieri, principe di Satriano (1824-1892), il Museo Civico Gaetano Filangieri ha sede nel bellissimo quattrocentesco Palazzo Como, rara testimonianza a Napoli di architettura rinascimentale toscana.

Il principe, figlio del generale Carlo e nipote del filosofo da cui ereditò il nome, era un appassionato conoscitore e collezionista di opere d’arte, con una spiccata vocazione alla formazione culturale dei cittadini e all’educazione al bello, tanto che dopo circa venti anni trascorsi in giro per l’Europa al fine di arricchire la sua già cospicua collezione di oggetti d’arte fece ritorno a Napoli dove, nel 1878, fondò dapprima il Museo Artistico Industriale, detto anche Museo Scuola Officina e definito “la festa del lavoro vivente, produttivo, fecondo, sorgente di lucro all’operaio”, e successivamente il Museo Civico, considerato “una festa dell’arte antica”.

Nel desiderio di dare una sistemazione definitiva alle sue collezioni, il principe Filangieri decise di donarle al Comune di Napoli e di esporle, a sue spese, proprio nel Palazzo Como, pur se dell’impianto originario della struttura non restava che la bellissima facciata in bugnato e i muri laterali, mentre l’interno era completamente vuoto e privo di copertura.

Finanziando interamente il progetto e l’adattamento degli interni, Gaetano Filangieri istituì, in tal modo, un vero e proprio palazzo-museo a fini divulgativi e conoscitivi fruibile a tutta la città.

Allo scopo vi trasferì tutte le sue personali collezioni d’arte – arti applicate, scultura, pittura – collezioni numismatiche e l’imponente biblioteca di famiglia. Il museo fu aperto al pubblico l’8 novembre 1888.

Il Palazzo che cammina

Conosciuto a Napoli come “il museo smontato e ricostruito”, nel 1881-82, per evitarne l’abbattimento durante il periodo del Risanamento – l’immenso intervento urbanistico che interessò la città a seguito di una gravissima epidemia di colera, e che andò a mutare radicalmente l’aspetto di molti quartieri storici cittadini – il Palazzo Como fu letteralmente smontato pezzo per pezzo e poi ricostruito 20 metri più dietro per allinearlo al nuovo progetto stradale di via Duomo.

Per questo motivo, l’edificio fu chiamato dal popolo il “palazzo che cammina”.

Le collezioni

Questo bellissimo museo cittadino perse, tuttavia, molte delle sue preziose opere d’arte – pitture, sculture, porcellane e miniature – durante un incendio appiccato nel 1943 da una squadra di guastatori tedeschi ai depositi di villa Montesano di San Paolo Bel Sito, in provincia di Napoli, dove erano state trasferite, per salvaguardarle, le collezioni di maggior pregio del museo insieme agli antichissimi documenti dell’Archivio di Stato di Napoli.

Del ricco e prezioso patrimonio si salvarono circa 40 dipinti e una cassa contenente armi antiche. Tra le opere distrutte, invece, due ritratti d’uomo di Botticelli, una Deposizione di Francesco Solimena e un’Educazione della Vergine di Bernardino Luini.

A seguito di questo tragico evento, grazie alle generose donazioni  da parte del Museo Nazionale di Capodimonte, e alcune personalità di spicco della città, il museo fu riaperto nel 1948, poi richiuso anni dopo per essere poi definitivamente riaperto nel 2012.

Nel luglio del 2013 è nata l’Associazione Salviamo il Museo Filangieri ONLUS che promuove e sostiene l’istituzione in tutte le sue attività, divulgandone la conoscenza e occupandosi della campagna di donazioni per il suo sostentamento.