Indirizzo: via San Biagio dei Librai, 121
Metro linea 1: stazione Dante-stazione Toledo-stazione Università
Particolare esempio del Rinascimento napoletano, Palazzo Carafa Santangelo è noto anche come “palazzo della capa di cavallo”, per la presenza, all’interno del cortile, di una riproduzione in terracotta della testa di cavallo bronzea, originariamente parte di un monumento equestre mai ultimato per il re Alfonso V d’Aragona.
Con l’avvento degli Angioini il bronzo della statua equestre venne fuso per costruire le campane del Duomo di Napoli, mentre la testa divenuta di proprietà di Lorenzo il Magnifico, fu da questi donata a Diomede Carafa nel 1471 che la posizionò appunto nel cortile del suo palazzo.
La scultura originale, un bronzo di epoca romana, è conservata dal 1809 nel Museo archeologico.
Il cavallo rampante fu scelto come immagine anche dagli Svevi e durante Regno delle Due Sicilie e tutt’oggi è simbolo della Città Metropolitana di Napoli.L’edificio, secondo alcuni storici, è opera dello scultore e architetto Angelo Aniello Fiore, autore anche di Palazzo Petrucci, con cui condivide diverse analogie architettoniche, e che lavorò con i Carafa per lungo tempo realizzando, inoltre, per il casato un sepolcro nella Chiesa di San Domenico Maggiore.
Il palazzo di proprietà di Diomede, primo conte di Maddaloni e personalità di spicco della Napoli aragonese, passò successivamente, poiché i conti di Maddaloni non ebbero eredi, al ramo dei Carafa di Columbrano, che lo ristrutturarono riportandolo agli antichi splendori dopo anni di abbandono. Alla morte della duchessa Faustina Pignatelli, moglie di Francesco Carafa di Columbrano, il palazzo cadde nuovamente nell’oblio per poi essere acquistato, nel 1815, dai Santangelo che lo adibirono a museo privato.
L’edificio è rivestito da bugne in tufo giallo e pietra grigia che si alternano tra loro e si caratterizza altresì per le finestre trabeate del secondo piano nobile e per il grande portale quadrato in marmo bianco sul quale insiste una corona rotonda di foglie di alloro mentre sul lato superiore, nella fascia centrale della trabeazione, sono presenti fregi raffiguranti le insegne della famiglia Carafa, presenti anche sui dodici battenti del portone ligneo quattrocentesco sottostante.
Al centro della trabeazione si apre una nicchia che custodisce la statua di Ercole. Sui due vertici superiori del palazzo, sono invece scolpiti i volti di Diomede Carafa e di sua moglie. All’interno del portale marmoreo è il portone ligneo di fattura quattrocentesca.